Argentario, gemma di Maremma

Scritto da Luciana Francesca Rebonato. Postato in Destinazione Italia

Cala Grande Argentario-700-350






Maremma da marismas, da marais, da marshes, da marecages, la radice del nome è sempre la stessa, il mare. E l’Argentario, il massiccio montuoso che ha la sua cima più alta nel monte Telegrafo, è come un’isola saldata al mare da due cordoni di sabbia, i tomboli della Giannella e della Feniglia.

Un tuffo in un luogo incantato, quello che conduce all’Argentario, il cui nome non deriva dalla presenza dell’argento bensì, più probabilmente, dalla lucentezza delle rocce.


Un angolo di Toscana da scoprire seguendo il perimetro della costa rocciosa, frastagliata da continue insenature, una più bella dell’altra, splendenti di acque azzurre e cobalto. I fianchi sono scoscesi, a picco sul mare, a eccezione del lato settentrionale dove la costa digrada più dolcemente. “Capoluogo” dell’Argentario è Porto Santo Stefano, fra i centri più di tendenza della Costa d’Argento, il cui porto è il principale scalo dei servizi di navigazione per le vicine isole del Giglio e di Giannutri. A Porto Santo Stefano i primi insediamenti sono ascrivibili al XVI secolo, quando vi si stabilirono pescatori genovesi ed elbani.

Affacciato su una baia e aperto lungo le coste orientali dell’Argentario è invece Porto Ercole, paesino di pescatori che in estate si rifà il look e si trasforma in meta esclusiva. La destinazione è dominata dalla Rocca aldobrandesca - dalla forma irregolarmente stellata – e il suo porto è diviso tra la darsena dei pescherecci e una funzionale darsena turistica, dalla quale salpare per andare all’avventura sulle onde del Tirreno. O per raggiungere via mare alcune spiagge imperdibili come quella della Feniglia, Le Viste, la spiaggia Lunga e l’Acqua Dolce, per rilassarsi al sole dopo aver esplorato i fondali ricchi di fauna marina.

E’ questo l’Argentario: due località importanti - Porto Santo Stefano e Porto Ercole -, una pluralità di seduzioni da parte di Nettuno e una laguna, quella racchiusa tra i due tomboli di Feniglia e Giannella: la laguna di Orbetello, circa ventisei chilometri quadrati che per la maggior parte sono tutelati da una riserva naturale con tanto di egida del WWF.

Fu proprio da qui che nel 1933 Italo Balbo partì per la trasvolata atlantica con una formazione di idrovolanti: per l’epoca, un evento davvero storico. In odor di presente, invece, non si può tralasciare Ansedonia, alla base del tombolo della Feniglia, con le sue ville esclusive immerse nel verde della vegetazione mediterranea, annoverata fra le mete di coloro che amano il mare esclusivo e discreto. 

Pur arroccata su un promontorio di circa 115 metri, Ansedonia vanta alle sue pendici stabilimenti balneari prospicienti acque trasparenti.

Per un pizzico di cultura è da visitare, tra una nuotata e l’altra, la Tagliata etrusca, antichissimo canale inciso nella roccia lungo la costa sud orientale del promontorio, realizzato per evitare l'insabbiamento del porto. Un’opera che va ammirata in binomio con lo Spacco della Regina, una grande spaccatura del promontorio che si sviluppa lungo alcuni cunicoli creati dall’ingegno umano.

E a proposito di “grandi”, si segnala che fu proprio all’Argentario, per la precisione a Porto Ercole, che morì in circostanze ancora misteriose e nel luglio del 1610, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.

Luciana Francesca Rebonato
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